Una storia epica e magistrale sull’amicizia e sull’amore nel XXI secolo. Caso editoriale del 2015, forse il più importante romanzo letterario dell’anno, opera di rara potenza e originalità, Una vita come tante è doloroso e spiazzante, scioccante e magnetico.
- Vasto come un romanzo ottocentesco, brutale e modernissimo per i suoi temi, emotivo e realistico, ha trascinato lettori e critica per la sua forza narrativa, capace di creare un mondo di profonda, coinvolgente verità.
- Vincitore del Kirkus Prize, finalista al National Book Award e al Booker Prize,
- Tra i migliori libri dell’anno per il «New York Times», «The Guardian», «The Wall Street Journal», «Huffington Post», «The Times».
«Quante volte capita che un romanzo sia inquietante fino alle lacrime eppure così rivelatorio della gentilezza della natura umana da farvi sentire in uno stato di grazia? La seconda stupefacente opera di Hanya Yanagihara scandaglia a fondo le vite intime dei suoi personaggi e il lettore non solo ne prende a cuore il destino ma ha l’impressione di viverle in prima persona.
Le sue pagine sono piene di dolore, ma ovunque emerge l’infinita capacità dell’uomo di resistere e di amare» – The San Francisco Chronicle «Non capita spesso di leggere un romanzo di queste dimensioni e di pensare « vorrei che fosse più lungo »» – Times «Totalmente coinvolgente, meravigliosamente romantico, a volte straziante, mi ha tenuto sveglio fino a tarda notte, una sera dopo l’altra » – Edmund White «Tempi quasi cinematografici (più cinema-véritéè che fiction) che inchiodano il lettore» – Tiziana Lo Porto, Il Venerdì di Repubblica In una New York fervida e sontuosa vivono quattro ragazzi, ex compagni di college, che da sempre sono stati vicini l’uno all’altro.
Si sono trasferiti nella metropoli da una cittadina del New England, e all’inizio sono sostenuti solo dalla loro amicizia e dall’ambizione. Willem, dall’animo gentile, vuole fare l’attore. JB, scaltro e a volte crudele, insegue un accesso al mondo dell’arte.
- Malcolm è un architetto frustrato in uno studio prestigioso.
- Jude, avvocato brillante e di enigmatica riservatezza, è il loro centro di gravità.
- Nei suoi riguardi l’affetto e la solidarietà prendono una piega differente, per lui i ragazzi hanno una cura particolare, una sensibilità speciale e tormentata, perché la sua vita sempre oscilla tra la luce del riscatto e il baratro dell’autodistruzione.
Intorno a Jude, al suo passato, alla sua lotta per conquistarsi un futuro, si plasmano campi di forze e tensioni, lealtà e tradimenti, sogni e disperazione. E la sua storia diventa una disamina, magnifica e perturbante, della crudeltà umana e del potere taumaturgico dell’amicizia.
Cosa parla il libro Una vita come tante?
Trama del libro – Una vita come tante è una storia di sesso e cibo e sonno e amici e soldi e fama. L’autrice Hanya Yanagihara racconta l’esistenza e la parabola di quattro ragazzi che diventano grandi amici al college e si gettano poi nella vita adulta a New York.
- Uno di loro nasconde un cupo segreto legato all’infanzia che non troverà un vero riscatto e continuerà a gravare sulla sua vita e su quella di chi gli sta vicino.
- Negli Stati Uniti e in Inghilterra il libro ha raggiunto uno status di culto ed è stato adottato dalla comunità gay.
- La storia è forte, disgraziata, ma allo stesso tempo vitale e piena di energia.
Quattro esistenze abitate da uno slancio di amore e di esigenza di rapire tutto e tutti: questo è Una vita come tante dove Jude, avvocato brillante, è il centro della vita degli altri, perché la sua infanzia è stata segnata da una serie di violenze che non riescono a trovare uno sbocco, un risvolto positivo o negativo.
Semplicemente queste negatività se le porta dietro e lo conducono all’autodistruzione. Gli altri tre, verso Jude, hanno un riguardo e una tenerezza particolari e attorno a lui si muovono tradimenti, sogni e disperazioni. In fondo però da tanto dolore può nascere l’amore più profondo e una bellissima felicità.
Cercando di conquistarsi, giorno dopo giorno, il futuro i protagonisti del libro di Yanagihara sono trascinati insieme dalla corrente della solidarietà dove ogni cosa può essere affrontata, insieme. Il dolore cieco e sordo rimane in sottofondo, come un panorama su cui affacciarsi, ma allo stesso tempo da cui guardarsi perché Una vita come tante è un romanzo sul potere rigenerativo dell’amicizia.
Come termina una vita come tante?
A LITTLE LIFE (Una vita come tante). Ivo Van Hove mette in scena una odierna umana tragedia. -di Beatrice Tavecchio A Little Life (Una vita come tante) Dal romanzo di Hanya Yanagiharaadattato da Koen Tachelet, Ivo Van Hove e Hanya YanagiharaRegia di Ivo Van HoveScena, luci e video di Jan VersweyveldCon James Norton (Jude), Luke Thompson (Willem), Omari Douglas (JB), Elliot Cowan (Padre Luke, Dott.
Traylor, Caleb), Nathalie Armin (Ana).Londra, all’Harold Pinter Theatre fino al 18 giugnoPoi al Savoy Theatre dal 4 luglio al 5 agosto 2023 di Beatrice Tavecchio Ivo Van Hove mette in scena una odierna umana tragedia. Ivo Van Hove, regista di fama internazionale, pluripremiato direttore generale dell’ International Theatre di Amsterdam (l’ex Toneelgroep Amsterdam), ha lavorato sulla tragedia per decenni.
The Roman Tragedies in cui riunì le tragedie shakespeariane del Coriolano, Giulio Cesare e Antonio e Cleopatra in uno spettacolo di sei ore col Toneelgroep Amsterdam nel 2007, visto al Barbican Theatre di Londra due anni più tardi, e Age of Rage che combina tragedie greche tratte da Euripide ed Eschilo, prodotto dall’ Internationaal Theater Amsterdam e visto a Londra nel 2022, sono spettacoli che hanno fatto storia per le innovazioni che hanno immesso nel linguaggio teatrale modi cinematografici di espressione, un uso espressionistico e cinetico della scena, una riforma dello spazio canonico -palco e platea- in cui attori e spettatori erano segregati.I suoi spettacoli suscitano applausi e discussioni, ma sempre indubbio è il talento di questo regista.
Con A Little Life Ivo Van Hove ci dà una tragedia sul tema della pedofilia, della prostituzione dei minori, della molestia e violenza sessuale, unite al riconoscimento e alla consapevolezza che le ferite che ne derivano, fisiche e psicologiche, sono incurabili. A differenza delle Tragedie precedenti, il tema qui è unico, brutale, doloroso, straziante nella sua ripetizione che sembra infinita.
Se la tragedia è caratterizzata da un insieme di pena e sofferenza sulla scena che si risolve in compassione e pietà da parte dello spettatore, questo spettacolo ne esprime tutte le proprietà.La vicenda tratta dal romanzo del 2015 di Hanya Yanagihara, mette in scena Jude St.Francis, avvocato affermato ed i suoi amici Willem, attore, JB, artista, e Malcom, architetto in un appartamento a New York.
Jude, fisicamente debole, si infligge regolarmente delle ferite con lame di rasoio e bruciature « perché questo è l’unico modo per sentirsi padrone del proprio corpo », e nonostante l’affetto degli amici e del suo ex-professore di legge che lo adotta, non riesce a dimenticare la catena di soprusi che ha avuto, a cominciare da quelli perpetrati dai Padri dell’orfanotrofio, Padre Luca tra gli altri, che abusa della sua innocenza e che lo inizia alla prostituzione, in cui subisce violazioni fino ad essere torturato e volutamente investito da un sadico dottore.
Il passato impatta sulla sua relazione con Willem, per il suo timore di essere come sempre tradito e per l’incapacità di piacere sessuale che derivano dalla sua esperienza passata. Finalmente felice con Willem, si lascerà morire, quando Willem muore in un incidente d’auto.
Nelle parole di Ivo Van Hove » A Little Life è l’infinito, contorto viaggio attraverso le orribili conseguenze di un abuso sessuale violento, strutturale, di un minore completamente focalizzato sulla vita emotiva dei personaggi parole, sentimenti, abuso sessuale, mutilazione volontaria ed eroici tentativi per avere amore ed amicizia ».
Ed è proprio l’alternanza dei due motivi, di sofferenza e di compassione, di pietas, a tenere unito il lavoro, che è uno splendido, delicato, compassionevole studio di questo orrore. Quello che avrebbe potuto essere un truculento dispiego del tema, rimane nella memoria come un’esplorazione delicata, caritatevole della situazione in cui Jude si trova.
È anche un’esplorazione dell’amore di una coppia omosessuale, che dipinge il legame dettato dall’affetto, dalla preoccupazione per l’altro. Ed è tutto grazie all’interpretazione delicata, travagliata, intensa, ed allo stesso tempo fragile di James Norton. La pena psichica si traduce fin dall’inizio nella difficoltà fisica di camminare, il suo corpo si contrae e incespica visualizzando la sofferenza.
Le mutilazioni che ripetutamente si infligge per trovare sollievo avvengono al centro del palcoscenico. Jude si appoggia ad un lavabo bianco posto su un tappeto rosso: svolge la lunga benda bianca che gli copre il braccio e incide la pelle con la lama.
- Si perde il conto di quante volte la scena è ripetuta, ma ogni volta lo svolgere della benda provoca una stretta allo stomaco.
- Jude finisce infinite volte sul lettino del medico che lo cura, trasportato, a volte nudo, cadaverico, dai suoi amici come una croce obliqua.
- Scene col suo corpo martirizzato sono quasi impossibili da guardare, ma sono quelle che inducono un dominante sentimento di pietà, di compassione.
Il canto a cappella di Jude, per due volte, contribuisce a dare serenità e respiro alla tragedia. La musica dal vivo di due violini, una viola ed un violoncello accompagnano l’azione, sottolineandola con suoni dolcemente striduli o con più ariose note, dando significato a quanto rappresentato. Zubin Varla (Harold) James Norton (Jude) Elliot Cowan( Brother Luke) Nathalie Armin (Ana). Foto Jan Versweyveld Strutturalmente la vicenda è chiara: si va dal tempo presente al passato e poi al tempo dopo il presente, ma a volte luoghi e tempi si sovrappongono, tenuti insieme però dai personaggi.
Per esempio, Jude siede con un personaggio del passato alla sua destra ed uno del presente, il padre adottivo, alla sua sinistra.La scena di Jan Versweyveld, l’abituale grande scenografo di Van Hove, è semplicissima, con un bancone da cucina a sinistra, -profumo di cibo che il padre adottivo cuoce-, un divano a cubi sul fondo e il lavabo che nessun elemento della scenografia minimizza, al centro.
Sulla parete sopra la cucina, un video con diverse vedute di tranquille vie newyorkesi che diventano pixels o cambiano colore a sottolineare il dolore di Jude.La scena è simbolica: il rosso del tappeto e il bianco del lavabo fanno eco al corpo bianco del martire coperto dal rosso del suo sangue.
Il padre adottivo pulisce diligentemente con secchio e carta il pavimento insanguinato, mentre ci racconta la storia del figlioletto morto prematuramente. L’auto che investe Jude è un faro che lo insegue mentre lui corre disperatamente intorno al lavabo.Jude veste per la durata dello spettacolo la stessa camicia bianca e pantaloni chiari, che man mano diventano sempre più insanguinati, a ricordo perpetuo degli oltraggi subiti.
Una tragedia quindi contemporaneamente personale ed universale, di tutti i tempi, che allarga il dibattito di Angels in America del drammaturgo americano Tony Kushner del 1993 e come quella rappresentazione marcherà un contributo importante del teatro alla vita della società.
L’interpretazione di tutti gli attori è ottima; straordinaria quella di James Norton. Ottocento spettatori, la maggior parte giovani adulti, sono rimasti a guardarsi sconvolti dopo il primo tempo e uniti in una acclamazione alla fine, dopo tre ore e quaranta di spettacolo. : A LITTLE LIFE (Una vita come tante).
Ivo Van Hove mette in scena una odierna umana tragedia. -di Beatrice Tavecchio
Chi è l’uomo nella copertina di una vita come tante?
« Una vita come tante » di Hanya Yanagihara recensione del romanzo di Hanya Yanagihara « Una vita come tante » sotto forma di dialogo tra Valentina e Valentina, che si rimbalza le opinioni. A voi i commenti. È possibile soffrire come un cane leggendo una storia di fiction? (Silenzio).
Sì. Te l’assicuro. Davvero? Sì. Ho dovuto anche saltare delle pagine, quando era davvero troppo. Ho fatto incubi tutte le sante notti, mentre lo leggevo. Di morte. Oddio. E di giorno le persone attorno a me mi dicevano ma cos’hai, Oddio. Ma è giusto soffrire così? (Silenzio). Per un libro? Che domanda è? Non potevi lasciarlo? Di solito si legge per piacere non per soffrire,
No, non credo. Allora tu dici che la letteratura deve avere una funzione catartica? Leggendo questo romanzo te lo chiedi. Sì. E quindi? Dico che questo è un romanzo che ti apre i pori della pelle prima ancora che il cervello e il cuore, E poi anche il cervello, il cuore, le viscere, i polmoni, le orecchie, fa sudare le mani e colare il naso.
- E alla fine?
- Leggilo e fatti la tua idea.
- Ma sono più di mille pagine
Appunto. Una vita intera. Una vita come tante, il titolo. Non mi piaceva il titolo, all’inizio, per esempio. Per niente accattivante. Una vita come tante, e allora? Sai che noia, E poi? E poi, come nelle opere di arte contemporanea, capisci il titolo quando hai capito l’opera, o viceversa.
- Già.
- È un orgasmo,
- Un orgasmo?
Sì. In una foto del fotografo Peter Hujar del 1969.
- (Silenzio).
- Lui è Jude St Francis, il protagonista assoluto di questa storia, nell’interpretazione più banale della copertina.
- E chi è Jude?
Jude all’inizio del libro è uno studente di legge senza un soldo. E alla fine è un avvocato di successo. Ma non ti ho risposto vero? (Silenzio). Lo so. Jude è una specie di nodo da sciogliere, ecco. Soffre così tanto che riesce persino a farti rabbia. Perché vedi quanto gli altri lo amano e stanno in pena per lui.
E perché soffre? Da bambino e da ragazzino gli sono successe delle cose terribili, e tu che leggi lo scopri poco per volta ma ne senti il peso da subito. E ne vieni a conoscenza comunque prima di quanto non accada agli altri protagonisti del libro, perché Jude non riesce a parlarne con nessuno. Jude è un sopravvissuto.
Sopravvissuto a cosa? (Silenzio). Alla vita.
- Ma non puoi dirmi di più?
- E poi tu lo leggi lo stesso?
- (Silenzio d’assenso).
Va bene, allora. Ti racconto degli altri. Gli altri chi? JB, Malcom, Willem, i suoi amici più cari, con cui faceva quartetto fisso ai tempi del college e che diventeranno uomini di successo (un artista, un architetto, un attore cinematografico) restando amici.
E poi Harold, professore di Jude alla facoltà di legge che sarà suo padre perché l’adotterà da adulto, e Andy, di dieci anni più vecchio, il medico di Jude, sempre pronto a farsi carico del suo dolore. Tutti loro vedono in Jude quello che lui non riuscirà mai a vedere di se stesso, ed è per questo che, ogni notte, lui si taglia, di nascosto.
Per ripulirsi l’anima. A Jude è stato portato via tutto. Eppure è come se quel tutto fosse superfluo. Jude ha una luce, Ma detto così non rende: devi leggere il romanzo. Perché? Servono tutte le pagine che l’autrice ha messo insieme, tutte le parole, tutti i respiri, tutti i dettagli per capire una vita intera,
Le pause, e le accelerazioni. Ed è tutto meno che una vita come tante, quella di Jude, e di chi gli ruota intorno. È uno di quei libri in cui vorresti fermare il tempo, avvisare gli uni − che non possono sapere − di quello che sta succedendo agli altri, poter prevedere e prevenire. Impedire. Gridi nel silenzio della lettura.
E come la vita vera, è piena di quei colpi di scena che non ti aspetti. La felicità. L’amore. E ancora il dolore atroce. Il successo, che non conta. La morte. E ti resta appiccicato addosso, questo libro, proprio come la morte quando tu resti, e qualcuno va.
- Alle volte ho pensato che la Yanagihara stesse esagerando : troppo facile mi dicevo, se esageri è ovvio che soffriamo, che il sangue ci pulsa nelle vene, che il respiro diventa affannoso, che le lacrime riempiono i dotti e poi colano giù.
- E invece no.
- In realtà non esagera mai, descrive un lungo processo d’omeostasi, in cui l’equilibrio si rompe e si ricostituisce,
Quello che succede è figlio di quello ch’è successo. Per quello non passa più. Da come dici sembra una tragedia greca. Senza il rigore formale, le unità d’azione, e il coro sei tu che leggi. È una mareggiata, un tuono, un torrente. L’energia si accumula e poi dirompe.
- Ma finisce bene, almeno?
- La vita finisce bene?
- Ti può piacere se sei fatto così:
- Genere: maschio o femmina
- Età: dai 20 anni in su
Carattere e stato d’animo: sei coraggioso, introspettivo, paziente e generoso. Sei alla ricerca di emozioni forti, fortissime, e contemporaneamente anche di tenerezza. Libri piaciuti: « Fato e furia » di Lauren Groff, « Dio di illusioni » e « Il cardellino » di Donna Tartt : « Una vita come tante » di Hanya Yanagihara
Quali sono i trigger warning di una vita come tante?
Hanya Yanagihara. Una vita come tante Per chi ha sperimentato il trauma, non esiste il tempo passato. Rimane tutto eternamente presente. Questo uno dei punti cardine di Una vita come tante di Hanya Yanagihara, un romanzo che racconta una dimensione infernale: quella del dolore che si ripete e si propaga lungo l’intero arco esistenziale del suo (sfortunatissimo) protagonista.
- È bene averlo in mente, se si decide di affrontare la lettura di questo libro.
- È molto lungo (più di 1000 pagine in cartaceo), e il suo argomento principale è la sofferenza.
- Non è un romanzo corale, anche se le sue vicende si articolano attorno a un gruppo di quattro amici, seguendo il corso delle loro vite per una trentina d’anni.
Ma l’unico vero protagonista è Jude, l’ultimo dei quattro a essere introdotto al lettore, dopo che un centinaio di pagine hanno raccontato i background degli altri tre e costruito l’attesa di un romanzo più leggero rispetto a quello che Una vita come tante si rivela da qui in avanti.
- Jude è un protagonista sfortunato, dal passato misterioso, che viene raccontato poco alla volta fino alla fine della sua storia.
- Jude rappresenta il trauma e la malattia.
- Le sue sofferenze terribili sono l’occasione per analizzare come ci poniamo nei confronti del dolore.
- Da un lato abbiamo il punto di vista di Jude, deformato dal trauma, vincolato a un disprezzo di sé impossibile da guarire.
La sua percezione della realtà è altrettanto deformata, ed è inaccessibile al prossimo. Dall’altro versante, sperimentiamo anche i punti di vista delle persone che gli sono più vicine e che lo amano. Il confronto tra visioni della realtà, sempre parziali, è l’aspetto più illuminante del libro, che racconta come si sia istintivamente impazienti nei confronti delle persone traumatizzate, perché non possiamo tollerare che non riescano a liberarsi del loro dolore.
Il male esistenziale è una zavorra e risulta inaccettabile che non si possa eliminarlo. Le persone che amano e rispettano Jude sono le stesse che possono ferirlo involontariamente, sottoponendolo a stress pazzeschi, anche se le loro intenzioni sono altre: gli chiedono ossessivamente di guarire, come se la sofferenza fosse una scelta e non la conseguenza del trauma (in questo caso tanto fisico quanto psicologico), senza capire che lui non può farlo, che la questione non ruota attorno alla volontà.
Quindi i carnefici di Jude sono divisi in due squadre: le persone volontariamente crudeli, i suoi torturatori consapevoli da una parte; e dall’altra quelli che vorrebbero solo il bene di Jude, ma non riescono ad accettarlo per quello che è (il prodotto della sua esperienza) e lo colpevolizzano, introducendolo a un nuovo tipo di tortura, quella amorevole e involontaria dei benintenzionati.
- Una vita come tante è un romanzo universale perché tutti prima o poi devono affrontare il dolore, anche se molti sono più fortunati di Jude.
- E tutti devono avere a che fare con persone che hanno dovuto affrontare dolori più grandi, specie quelli che sono più fortunati di Jude, per l’appunto.
- Il libro parla di entrambe le esperienze.
Parla a tutti, con più voci. Gli altri temi fondamentali sono la famiglia come nucleo basato su legami non di sangue, e l’amore di coppia come incondizionato, separabile dal sesso. Non ci sono riferimenti alla Storia perché, come dicevo all’inizio, il tempo del trauma è l’eterno presente.
- Quando leggiamo del protagonista ventenne, tutto sembra accadere ora.
- Quando ha 35 anni, è ancora ora.
- Quando ne ha 50, è sempre lo stesso momento.
- Ora per lui, ora per noi.
- Hanya Yanagihara ha volutamente eliminato ogni riferimento che possa associare l’intreccio a delle date certe.
- In questo modo, siamo trasportati anche noi nel presente di Jude, immutabile, perché per Jude il tempo non esiste.
Il lavoro di Yanagihara è interessante anche sotto altri aspetti. Una vita come tante è una sovversione del feuilletton. Tra i suoi riferimenti, c’è chiaramente il romanzo di appendice, i personaggi definiti con pochi tratti; c’è il romanzone ottocentesco, in primis Dickens e uno stuolo di orfani che lottano contro le asperità della vita, con le sorprese (buone e cattive) che questa fa loro.
Poi c’è il melodramma. Tutto questo, però, confluisce volutamente in un impianto narrativo che non è basato su un intreccio serrato. Gli snodi narrativi sono pochi, minimali. Siamo ancora una volta nel presente esteso di Jude. Intrecciarlo lo renderebbe troppo lineare. Mentre l’esperienza di Jude (e del lettore) è tutta simultanea.
Una vita come tante ha avuto recensioni contrastanti. Il ne parla benissimo, l’ha stroncato. invece un’intervista all’autrice, dove parla del libro. Ho trovato una discussione interessante su un blog dove alcuni utenti parlano del fatto che Una vita come tante giochi anche con alcuni tropi della fanfiction.
- Non sono un’esperta della materia, ma da quanto ho letto nei commenti a, qualcosa di vero, nella tesi, sembra esserci.
- Interessante.
- TRIGGER WARNING : Nel romanzo si parla diffusamente di pedofilia, abusi sui bambini, violenze di vario tipo.
- Un motivo ricorrente è la pratica di tagliarsi.
- Le malattie di Jude sono a tratti descritte nei particolari più grafici.
C’è una breve parte sulla dipendenza da droghe pesanti. Si parla di suicidio. Illustrazione di Victor Ngai per il Boston Globe. : Hanya Yanagihara. Una vita come tante
Chi è Jacob in Una vita come tante?
J.B. è l’artista del gruppo. Istrionico, arrivista, determinato e a volte crudele possiede una rara abilità: riesce a catturare i tratti più intimi dei suoi amici (e non solo) e a trasferirli sulla tela, trasformandoli in opere vive.
Come si chiama la prima frase del libro?
Esergo o epigrafe Massima, citazione o motto all’inizio di uno scritto. L »esergo’ è un aforisma o una citazione che segue la dedica e che precede il primo capitolo del testo.
Chi è Harold in una vita come tante?
« Una vita come tante » di Hanya Yanagihara – Mr. Tannus Ma che cos’era la felicità se non un eccesso, una condizione impossibile da mantenere, in parte perché era un concetto troppo difficile da esprimere? Non ricordava di essere stato in grado, da bambino, di dare una definizione di felicità: c’erano solo tristezza, paura e l’assenza di entrambe, e quest’ultima era la sola cosa di cui avesse bisogno o che desiderasse.
- È trascorso più di un mese da quando ho terminato la lettura di « Una vita come tante » di Hanya Yanagihara, eppure mi ero promesso che ne avrei scritto subito, perché avevo il timore che il passare dei giorni avrebbe mutato qualcosa del turbamento provato alla sua conclusione.
- Ogni volta che decidevo di aprire il computer per scrivere, non mi sentivo pronto ad affrontarlo nuovamente, anche solo riviverlo ricercando le pagine sottolineate.
Mi sono sempre sentito incapace di raccontarlo. Il protagonista assoluto del romanzo è Jude, di cui inizialmente si conosce pochissimo. Gli stessi suoi amici, Willem, Malcom e JB, non sanno chi sia. Non lo vedono mai con nessuno, non sanno da dove viene, di che razza sia, eterosessuale, omosessuale, magari post-sessuale, post-razziale, post-identità.
- Jude è il Post-Uomo, un essere umano che ha perso le sue caratteristiche.
- Il fisico stesso ha perso le sue caratteristiche iniziali, qualche mostro del passato lo ha reso zoppo, perennemente in sofferenza, talvolta bisognevole di una sedia a rotelle, continui e insopportabili sono gli attacchi di dolore che lo colgono, che lo stringono a terra.
Jude ha dentro di sé una creatura viva – lui la immagina piccola e irsuta come un lemure – vigile e pronta a scattare, con i suoi occhi scuri e lucidi costantemente rivolti all’orizzonte in cerca di potenziali pericoli. La creatura si rilassa e si accascia al pavimento soltanto quando ha superato un’altra giornata, quando è stata capace di non rivelare ancora nessuno dei suoi segreti.
- Solo allora merita di riposare e prepararsi a un’altra giornata da trascorrere nel mondo.
- Era stato Fratello Peter, che gli insegnava matematica e gli ricordava sempre che fortuna avesse avuto, a dirgli che lo avevano trovato in un bidone della spazzatura.
- «In una busta con dentro gusci d’uova, insalata scaduta e resti di spaghetti – e te».
Tempo dopo, come per confortarlo, gli smentiscono la notizia; non era stato trovato dentro a un bidone della spazzatura, ma vicino. Ed è lì che, al lettore, sembra essere nato Jude. Non dal grembo di una madre, ma dalla putrescenza, partorito da una nube fatta della cattiveria degli uomini.
- Nato per canalizzare e far esprimere il loro male che sembra sempre raggiungere l’apice, ma che sorprendentemente non viene mai raggiunto.
- Il romanzo è un susseguirsi, nel presente, di eventi dolorosi, che ledono ogni umana dignità, ma anche il racconto a specchio della vita precedente di Jude che fa luce, per quanta luce possa esserci in un testo del genere, sul perché si è arrivati a ricercare la solitudine dell’anima, condizione preferibile a qualunque altra sensazione, e a provare conforto nel rendere a brandelli la propria pelle.
Jude però è anche colui che canalizza l’amore, è il centro indiscusso delle attenzioni dei suoi amici: Willem l’attore, JB l’artista e Malcolm l’architetto. Condividono le loro vite dai tempi del college, in una cittadina del New England, a quando poi decidono di spostarsi, sempre insieme, a New York.
- Per Jude loro hanno uno speciale riguardo, fatto di estrema dedizione e sensibilità.
- Lo curano in punta di piedi, con il timore di premere troppo e scalfire l’involucro sbriciolante che lo riveste.
- Lo stesso Jude prova a prendersi cura di sé, o almeno ha immaginato che potesse farlo scegliendo la facoltà di legge e decidendo di diventare il migliore degli avvocati, per procurarsi gli strumenti necessari a proteggersi ed essere sicuro che nessuno potesse più fargli del male.
Jude si sente in colpa nei confronti dei suoi amici, perché non è in grado di ricambiare il loro amore, né con affetto e né con del denaro, ma riconosce l’importanza dell’amicizia e l’effetto benefico che ha su di lui. «Poi sono andato al college e ho conosciuto persone che, per qualche motivo, hanno deciso di diventare miei amici, e mi hanno insegnato tutto, a dire il vero.
- Mi hanno reso, e continuano a rendermi, una persona migliore»,
- L’unico atto di riconoscenza che può permettersi nei loro confronti è quello di insegnare l’amicizia a Felix, un giovane ragazzo in cui si riconosce e a cui dà ripetizioni.
- «L’unico segreto dell’amicizia, credo, è trovare persone migliori di te – non più furbe o più vincenti, ma più gentili, più generose, e più comprensive -, apprezzarle per ciò che possono insegnarti, cercare di ascoltarle quando ti dicono qualcosa su di te, bella o brutta che sia, e fidarti di loro, che è la parte più difficile di tutte.
Ma anche la più importante. Credimi. Lo sforzo maggiore non consisterà nel trovarli, ma nel tenerli stretti, però te lo prometto, ne varrà la pena» Dei tre amici, Willem è sicuramente quello che ha un ruolo più importante, sia perché è descritto come la persona che tutti meriteremmo di avere al proprio fianco, sia perché diventa il compagno di Jude. Le pagine che descrivono il loro amore sono le più belle e le più potenti e sono quelle che più mi hanno dato modo di riflettere sul significato dell’amore, sulle sue possibilità e sui suoi limiti.
- L’amore che Willem dona a Jude rappresenta il vero primo amore che Jude riceve, e questo altera inevitabilmente ogni cosa, con i continui tentativi di scoperchiare il passato e aprire gli armadi degli scheletri.
- Jude non è abituato, non lo riconosce, il suo corpo rifiuta l’amore e i momenti di felicità che da esso ne derivano.
Ogni gesto di Willem gli causa un continuo tormento e il rifiuto. Non è in grado di dare un valore equilibrato all’affetto e ai gesti, non riesce a discernere dal perché questi vengono fatti e dal perché poi non vengono fatti; ogni cosa è processata dalla sua disfunzione.
Sul piano sessuale è ancora peggio, perché Jude odia il sesso, lo odia dal momento in cui questo lo ha imputridito da capo a piedi, violentemente e senza nessuna umanità. Willem avrebbe potuto mollare tutto, ma non lo fa, così ne parlano e cercano un modo per amarsi, nonostante le difficoltà. Capiscono che in ogni relazione c’è qualcosa di incompiuto e di deludente, qualcosa che va cercato altrove.
Ogni relazione non può dare tutto ciò di cui si ha bisogno. Può darti qualcosa. Di tutte le cose che puoi volere da una persona – l’alchimia sessuale, o una conversazione brillante, un sostegno economico, compatibilità intellettuale, gentilezza, lealtà – puoi sceglierne al massimo tre.
- Il resto devi cercarlo altrove.
- Nel mondo reale, devi scegliere quali sono le tre qualità con le quali vuoi trascorrere la tua vita, dopodiché puoi cominciare a cercarle.
- Se continui a pretendere di trovare tutto, finirai per rimanere senza niente.
- Willem e Jude hanno imparato questo, individuato il meglio che potevano offrire l’uno all’altro ed esserne felici.
E poi c’è Harold che, come lo descrive Hanya Yanagihara, è una di quelle persone che ti straziano il cuore, disposte a compiere un gesto di altruismo in modo disinteressato. Lui e la moglie Julia, infatti, decidono di adottare Jude, anche se lui è ormai adulto, e di diventare a tutti gli effetti i suoi genitori legali.
- E anche qui, scopriamo riflettiamo su un altro tipo di amore, quello genitoriale.
- E come per l’amore di coppia che ha previsto la soluzione non ordinaria che l’uno dei due trovasse il sesso oltre all’ambiente casalingo per una maggiore pace, qui troviamo riflessioni che un po’ spaventano sull’essere padri e madri.
L’amore per un figlio non è la forma di amore superiore, più importante, più nobile di tutte le altre, ma è un amore che si fonda sulla paura. «Non conosci la paura finché non hai un figlio, e forse è questo che ce lo fa sembrare un amore così straordinario: perché la paura è straordinaria».
Da genitori si pensa a quante probabilità di sopravvivenza hanno i figli in questo mondo e si prova sollievo quando un figlio muore e smetti finalmente di avere paura, perché quello che hai sempre immaginato alla fine si è avverato. Ecco, su questo ultimo passaggio sono stato giornate a rifletterci e mi sono detto diamine! forse è vero, ma non devo pensarlo.
Oltre a questi pensieri, condivisibili o meno, che sono mine sotterrate tra le pagine, Harold e Julia hanno scelto di amare Jude come loro figlio e, con tutto lo strasbordamento di emozioni che esso prevede, si sono comportati come i migliori dei genitori, stringendo quella povera anima tra le loro braccia anche quando ad essere invocate erano le mani della violenza.
Era necessaria tutta questa violenza? Hanya Yanagihara aveva davvero bisogno di buttare in « Una vita come tante » questo stillicidio di sciagure e di desolazione? C’era bisogno di alzare in ogni capitolo il livello di dolore che Jude è costretto a sopportare? È una cosa che mi sono chiesto spesso, sia durante la lettura che a fine lettura.
E alla fine sono arrivato alla conclusione che la scrittrice ha voluto che fosse così, era esattamente sua intenzione portare all’estremo il male che l’uomo è capace di compiere su un altro essere umano, per rendere così più grande anche il potere taumaturgico dell’amicizia e dell’amore.
Credo che la stessa autrice abbia sentito questa urgenza, spingersi sempre oltre, per vivere il dolore, ma anche per emanciparsi da esso. Ho come avvertito che Hanya Yanagihara lo abbia fatto per se stessa, per arrivare in fondo all’anima, anche dietro agli angoli più scuri per raggiungere a una sanificazione, a una nuova versione di sé.
Anche nella psicoterapia consigliano, quando abbiamo il timore che qualcosa di brutto possa accadere, di pensare proprio a quella eventualità, focalizzarci su di essa, e talvolta anche pensando a cose peggiori di quanto abbiamo previsto. Ho riempito « Una vita come tante » di sottolineature, di pieghe, di post-it e di lacrime.
Ho vissuto intensamente ogni pagina e non ho mai provato la sensazione di dovermene allontanare, perché nonostante tutto il dolore di inchiostro, questo romanzo è un posto caldo dove essere e restare. La storia di Jude è il centro dove si direzionano i dolori di tutti noi lettori. Non abbiamo vissuto quelle cose, ne abbiamo vissute altre, magari banali al confronto, eppure ci sentiamo vicini a lui, e spesso lo comprendiamo.
Questa è una magia potentissima. Ho dovuto chiudere il libro un paio di volte perché avevo bisogno di alcuni secondi di calma e di perdere lo sguardo nel vuoto per assorbire. Una volta che si è entrati nel vortice è difficile riuscire a essere oggettivi su una storia del genere, scritta con così tanta mestizia, ma anche scorrevolezza. Se ti è piaciuto lascia un cuore! : « Una vita come tante » di Hanya Yanagihara – Mr. Tannus
In che anno è ambientato una vita come tante?
Il piano spazio temporale – La vicenda è ambientata a New York, in un periodo indefinito che può andare dai giorni nostri all’uscita dei primi cellulari, quindi direi fine anni 90. Nell’economia della storia il tempo, però, non ha un’andatura costante, ci sono enormi salti in avanti, flashback di parecchi anni indietro e, nel complesso, non sembra avere un ruolo determinante per puntellare i fatti.
Dell’incedere del tempo si percepisce solo la sua forza modificante, il suo agire inesorabile sulle vite di questi quattro ragazzi. Feste come il capodanno e il giorno del Ringraziamento sono solo momenti schedulati che, pur citati spesso, non aggiungono nulla alla comprensione della storia; il tempo pensato dalla Yanagihara si vive sottopelle, silenzioso e determinato come un fiume che erode e modella le rocce dei suoi argini.
Stesso discorso per la città in cui vivono Jude e gli altri, che è New York, per l’appunto, ma di cui sappiamo poco altro. Quello che ci rimane di lei lo dobbiamo a qualche riferimento geografico che Jude ci regala con le sue passeggiate, eppure, pur restando sullo sfondo, completamente priva di tratti distintivi, la città è comunque presente nei piccoli dettagli delle vite di ognuno dei protagonisti, nel loro modo di vivere gli spazi, le relazioni, la crescita.
Quanto durerà ancora una vita?
Produzione e distribuzione – La serie è stata prodotta dalla TVE, in collaborazione con Boomerang TV, e creata da Aurora Guerra, la stessa autrice de Il segreto, In Spagna Acacias 38 è stata trasmessa da La 1 dal 15 aprile 2015 al 4 maggio 2021. La soap è stata trasmessa inizialmente nella fascia oraria 16:20-17:20.
- Con l’arrivo della serie Servir y proteger e la fine della serie Seis hermanas, la soap è stata posticipata di un’ora, andando in onda nella fascia oraria 17:20-18:20.
- In seguito all’arrivo della serie Mercado Central, la soap è stata posticipata di un’ulteriore ora, venendo trasmessa nella fascia oraria 18:20-19:20.
Nel marzo 2020, a causa dello stato di allerta per il COVID-19, le riprese della serie sono state interrotte; la produzione decise quindi di trasmettere metà puntate al giorno per evitare di rimanerne senza da mandare in onda, mandando in onda un totale di due puntate e mezzo alla settimana.
Verso metà maggio la produzione è tornata a girare, ripristinando così la messa in onda regolare da lunedì 15 giugno. A fine gennaio 2021, a quasi sei anni dalla prima puntata, TVE ha annunciato la cancellazione della soap, le cui riprese sono terminate nel mese di marzo 2021, L’edizione italiana è a cura di Ludovica Bonanome per Mediaset,
Il doppiaggio è edito dalla Júpiter Communication, mentre i dialoghi sono a cura di Marinella Armagni, Rossana Bassani, Claudio Beccari, Gabriele Calindri, Elisabetta Cesone, Francesca Perilli e Sergio Romanò, Le prime 50 puntate dell’edizione italiana sono state trasmesse dal 22 giugno al settembre 2015 su Canale 5 con il titolo Una vita,
Nell’estate 2018, per recuperare la distanza con le puntate della soap trasmessa in Spagna (di quasi due anni), Canale 5 ha mandato in onda due puntate al giorno. In passato la soap è stata anche trasmessa su Rete 4 il martedì sera dopo Il segreto, prima con una puntata, successivamente con due. L’ultima puntata è stata trasmessa il 12 novembre 2022 su Canale 5, ottenendo 2.304.000 spettatori pari al 22,3% di share.
La serie viene trasmessa anche in Argentina, sul canale Más Chic, e in Cile. Nel maggio 2018 debutta Eugénie Nights, una serie medio orientale basata su Una vita,
Quante pagine è Una vita come tante?
Dettagli prodotto
Editore | Sellerio Editore Palermo (10 novembre 2016) |
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Lingua | Italiano |
Copertina flessibile | 1094 pagine |
ISBN-10 | 8838935688 |
ISBN-13 | 978-8838935688 |
Chi disse non giudicare un libro dalla copertina?
‘ Non si giudica un libro dalla copertina ‘. E’ la frase preferita (al momento) da mia figlia. Non so chi gliel’abbia insegnata o dove l’abbia sentita.
Chi sceglie la copertina di un libro?
Le mansioni di un grafico editoriale Il grafico si occupa di curare la progettazione grafica delle collane o del loro restyling. Si occupa di creare le copertine dei libri e, quando è anche illustratore, si occupa di realizzare le illustrazioni per le copertine e per le pagine interne.
Cosa significa Trigger in psicologia?
Blog | Trigger warning: come proteggere la salute mentale sui social TW o trigger warning : che sia sotto forma di sigla o dicitura completa, è un avvertimento che viene utilizzato sui social per indicare un contenuto triggerante, Ma cosa significa? In psicologia con trigger si intende uno stimolo che richiama una precedente esperienza traumatica,
- Non deve essere spaventoso o sensazionale, è sufficiente che ricordi il trauma indirettamente o superficialmente.
- Può essere un’immagine, un odore, un luogo.
- Qualsiasi elemento che risveglia nella propria mente le sensazioni spiacevoli e i vissuti emotivi associati alla situazione originariamente vissuta.
Ne consegue che l’impatto negativo – e spesso improvviso – sulla propria salute psicologica è il più delle volte profondo. I social sono utilizzati per fare informazione, sensibilizzare, trattare temi e notizie che spesso possono essere – appunto – triggeranti.
Se io, come utente, non ricevo alcun avvertimento, potrei ritrovarmi, senza volerlo, a espormi a contenuti che urtano la mia sensibilità. Guerra, suicidio, razzismo, disturbi mentali, violenza, molestie, bullismo. Sono solo alcuni dei temi che richiederebbero l’accortezza di un TW iniziale, con la relativa specifica dell’ambito trattato.
Al di fuori dei social, questo tipo di avvisi è sempre più presente all’inizio di film o serie televisive. Un esempio in tal senso è quello di, che nel suo servizio di video on demand ha scelto di inserire una dicitura in apertura ad alcuni grandi classici.
- È il caso di Peter Pan, Dumbo, Il Libro della Giungla e altri.
- Cartoni che portano sullo schermo rappresentazioni culturali obsolete, riferimenti razzisti e maltrattamenti.
- A prescindere da quale sia il mezzo che si sta utilizzando e il contenuto di cui si sta fruendo, i trigger warning permettono di scegliere se continuare la lettura o la visione, valutando la tenuta del proprio equilibrio psicologico in quel momento e preparandosi a gestire al meglio le proprie reazioni.
Sono avvisi funzionali per le persone che hanno subito un trauma, ma utili per chiunque. A volte, infatti, è sufficiente una giornata no o un periodo particolarmente stressante per sentirsi maggiormente vulnerabili ed esposti nel momento in cui si entra in contatto con foto, articoli o riflessioni che possono innescare una reazione spiacevole.
- Ed è proprio questo il punto.
- Offrire a una persona la possibilità di decidere cosa è in grado di gestire.
- Restituendole così autonomia,
- I trigger warning sono una forma di rispetto,
- Un avviso che sembra dire: so cosa puoi aver passato e va bene se in questo momento non te la senti di guardare/leggere quanto potresti trovare di seguito.
Una forma di tutela della salute psicologica del proprio pubblico: chi li utilizza sta comunicando che è consapevole di questo e che si adopera affinché i suoi contenuti non mettano a rischio il benessere mentale di altre persone. che questa tipologia di avvertimento finisca per « coccolare » eccessivamente gli utenti.
A questi si unisce chi ritiene che sia funzionale che le persone imparino a gestire i propri vissuti emotivi e che dunque aggiungere avvisi TW sia superfluo, Ancora, chi reputa che gli stessi possano contribuire a innescare ansia e stress in chi vi si imbatte, finendo per alimentare i vissuti che tentano invece di arginare.
Eppure, perché mai un’accortezza dovrebbe essere percepita come inutile o addirittura nociva? I trigger warning tutelano la salute mentale degli utenti. Esattamente come il semaforo giallo protegge i pedoni nell’attraversamento. Se si decide di ignorare il segnale, si è consapevoli che ci si sta esponendo a un rischio.
La realtà in cui viviamo è disseminata di violenza, odio, discriminazioni. I social vengono spesso accusati di esserne fucina. Ecco allora che gli avvisi TW sono baluardi di una percentuale di utenti che è consapevole che alcuni contenuti possono mettere a rischio il benessere psicologico di chi li visiona.
Prima di pubblicare un post è opportuno chiedersi: a che scopo lo sto facendo? Che impatto potrebbe avere sulle persone che mi seguono? Potrebbe innescare un qualche tipo di angoscia? Nelle condivisioni si è spesso focalizzati su di sé: su ciò che si sta comunicando, su quello che si vuole dire, sul messaggio che si desidera lasciare.
Cosa succede se si volge lo sguardo a chi leggerà o visionerà il contenuto? Tutte domande che dovremmo imparare a porci: le parole e le immagini hanno un peso. Anche sul benessere psicologico. *** La newsletter di Alley Oop Ogni venerdì mattina Alley Oop arriva nella tua casella mail con le novità, le storie e le notizie della settimana.
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A cosa serve il trigger?
Trigger (basi di dati) – Wikipedia Il trigger, nelle, è una procedura che viene eseguita in maniera automatica in coincidenza di un determinato evento, come ad esempio la cancellazione di un di una, In questo modo si ha a disposizione una tecnica per specificare e mantenere anche complessi.
I trigger permettono agli utenti di specificare vincoli di integrità più complessi dato che un trigger è essenzialmente una (), (), (), ecc. Tale procedura è quindi associata ad una e viene automaticamente richiamata dal motore del database quando una certa modifica (o evento) avviene all’interno della tabella.
Le modifiche sulla tabella possono includere operazioni insert, update, e delete,
Chi sono i trigger?
Note – Triggerare è usato in molti ambiti con molti significati diversi e più o meno specifici, tutti però riconducibili ai concetti dell' »innescare », del « far scattare » o del « dare avvio ». Le prime testimonianze del suo impiego, risalenti agli anni ’70, arrivano dalla lingua dell’elettronica e dell’informatica, dove il suo uso è legato al funzionamento di particolari apparecchiature, come l’oscilloscopio, o alla descrizione di precise operazioni tecniche (si triggerano segnali, processi, funzioni ecc.).
Di poco successiva (e già consolidata a partire dagli anni ’90) sembra la sua diffusione in altri ambiti specialistici e accademici (medicina, psicologia, economia, fisica, ingegneria, per citarne alcuni), in ognuno dei quali il verbo può essere considerato tecnicismo e assume di conseguenza valori di volta in volta particolari.
Triggerare è comunque prevalentemente usato in modo transitivo. Segnaliamo l’eccezione dell’uso in ambito medico-anestesistico, in cui un paziente che triggera (in senso assoluto) è un paziente che inizia un atto respiratorio senza l’ausilio di macchinari.
Appare radicato e diffuso l’impiego nell’ambito musicale e in particolare della musica elettronica, dove triggerare uno strumento – nello specifico una batteria – significa rendere il suo suono campionabile equipaggiando le pelli di specifici sensori. La formazione di triggerare è stata certamente incoraggiata dalla presenza solida in italiano del prestito inglese non adattato trigger ‘innesco, grilletto’, registrato dalla lessicografia (Zingarelli, Gradit, Treccani) che ne data la prima attestazione al 1951 (Zingarelli).
I dizionari segnalano l’uso specialistico di trigger in ambito tecnologico, elettronica, economia e medicina: quasi gli stessi settori in cui l’uso specialistico di triggerare sembra più consolidato. Trigger sono, per esempio, le parti che innescano processi in certi apparecchi (interruttori dell’oscilloscopio o di qualsiasi altro strumento tecnico, sensori delle pelli della batteria, ecc.) o, in senso esteso, tutto ciò che è in grado di innescare una reazione (in psicologia si parla, per esempio, di » trigger emozionali »).
Anche sui quotidiani la presenza di trigger è tracciabile a partire dagli anni ’70, diffusa a partire dai ’90 e tendenzialmente legata ad articoli specialistici o di divulgazione. Testimoni della diffusione di triggerare, invece, non sono i dizionari, in cui non è registrato, né i giornali, sui quali, a differenza del sostantivo trigger, il verbo compare solo in casi eccezionali, quanto la letteratura specialistica e il web.
In particolare le ricerche sulla rete ci restituiscono un campionario molto vario di esempi d’uso, difficili da isolare per contesto. A partire da questi dati, comunque, è facile comprendere come non sempre il suo impiego sia dettato da specifiche funzionalità degli strumenti usati o aspetti delle operazioni svolte, e come dunque non sempre sia da considerare tecnicismo.
In molti casi, triggerare sembra poter essere agevolmente sostituito da avviare, innescare, far scattare, Recentemente (a partire circa dal 2016), sull’onda della diffusione di un meme identificabile, appunto, con il nome di « Triggered », la forma triggerare ha acquistato un nuovo significato, strettamente legato agli ambiti d’uso del web, dei social network, dei forum.
Qui il verbo può essere usato per descrivere l’azione del « pungere nel vivo », del « far arrabbiare » o anche dell' »attivare una reazione » (tendenzialmente di rabbia, in più rari casi positiva): in questi nuovi contesti di triggerare sono frequenti anche usi assoluti (« qualcuno triggera ») e intransitivi pronominali (« qualcuno si triggera »), in occasione dei quali il suo significato si avvicina a quello di arrabbiarsi o sclerare,
Qual è il vero nome di Jacob?
Marcell Jacobs si presenta agli Europei Indoor 2021 – Jacobs era tutt’altro che l’uomo da battere a inizio 2021, ma le cose sono cambiate molto in fretta. Ai Campionati Europei Indoor di marzo di quest’anno, a Torun, Polonia, una prova di rara potenza gli è valsa l’oro nei 60m maschili col tempo di 6.47, miglior stagionale assoluto e nuovo record italiano.
- Nel primo meeting outdoor della stagione a Savona, Jacobs ha poi stabilito il nuovo record italiano dei 100m con 9,95.
- Vado a Tokyo per vincere una medaglia.
- Bolt non ci sarà, Coleman nemmeno.
- Non c’è un vero favorito e sarà una battaglia.
- Non posso smettere di sognare proprio adesso, » ha dichiarato dopo quel successo al Corriere della Sera,
LEGGI ANCHE : Mondiali di atletica: la guida completa giorno per giorno e le gare imperdibili dei World Athletics di Eugene 2022 Marcell Jacobs European Indoors (2021 Getty Images)
Come si chiama il fratello di Jacob?
Nicolò Secolo è il fratello di Marcell Jacobs.
Come si chiama il fratello di Jacob Lost?
Infanzia – Nell’episodio della sesta stagione della serie Al di là del mare si viene a conoscere gran parte della vita dell’Uomo in Nero e di suo fratello Jacob. Lui e Jacob sono fratelli gemelli, nati sull’Isola più di 2000 anni fa. La loro madre naturale, Claudia, li partorisce sull’Isola (dove ella arriva con un gruppo di persone naufragate con una nave) aiutata da un’altra donna di cui non si farà mai nome all’interno della serie.
Quest’ultima uccide Claudia dopo aver partorito i due ragazzi e li cresce lei al posto suo. Nemmeno i suoi due figli adottivi conoscono il suo nome, dato che la chiamano sempre « Madre ». Durante la loro infanzia l’Uomo in Nero e Jacob sono sempre stati molto uniti, finché l’Uomo in Nero non scopre che la Madre ha ucciso la loro madre naturale di nome Claudia.
A quel punto egli decide di lasciare lei e Jacob per unirsi al gruppo di sopravvissuti con cui è arrivata la loro madre naturale e che hanno vissuto fino ad allora dall’altra parte dell’Isola. Con loro vivrà per oltre 30 anni.
Come si chiama la trama di un libro?
Sinossi significato – Una sinossi è un compendio, o riassunto ragionato di un’opera letteraria, che permette di mettere in luce gli elementi più significativi della trama del libro, la struttura centrale e le articolazioni fondamentali. Hai finito di scrivere il tuo romanzo, lo hai revisionato, e speri in una pubblicazione,
- Sei pronto per l’invio del tuo manoscritto alle case editrici.
- Queste in risposta ti domandando di inviare la sinossi,
- Partiamo subito da una premessa: la sinossi e la quarta di copertina non sono la stessa cosa.
- Gli scrittori esordienti tendono a confondere le due cose, quando invece sono ben distinte.
La quarta di copertina è rivolta al potenziale lettore e il suo scopo è catturare l’attenzione, affinché si proceda all’acquisto di quel romanzo. La sinossi è rivolta ai professionisti dell’editoria ed è un riassunto ragionato dell’opera, in grado di dare una visione d’insieme, senza tralasciare i dettagli fondamentali, e che di solito va redatta alla fine del processo di scrittura dell’opera. Sembra facile detto così, vero? Be’, no, non è affatto facile. Scopriamo perché
Dove si trova la trama di un libro?
Struttura interna del libro – Passando all’interno del libro, alle sue pagine e alla sua storia, vediamo altri termini, più vicini alle preoccupazioni degli scribacchini: Frontespizio Il « frontespizio » è la pagina all’inizio della pubblicazione dove vengono presentate le informazioni del volume.
- Ai tempi odierni, con l’utilizzo della rilegatura, le decorazioni si sono trasferite nella copertina e i dati di pubblicazioni nel colophon (in genere il retro del frontespizio stesso), lasciando qui solo titolo, autore ed editore.
- Colophon Il « colophon » o « colofone » può seguire il frontespizio oppure chiudere il volume in ultima pagina, riportando le informazioni sulla traduzione del testo, sulla casa editrice, la detenzione dei diritti d’autore, la particolare edizione che si sta visionando e la versione originale, i riferimenti allo stampatore, al luogo e data di stampa.
Indice L’indice è un elenco ordinato delle varie parti di un libro, generalmente organizzato in capitoli e sottocapitoli con l’indicazione dei numeri di pagina dove questi cominciano. In alcune edizioni viene inserito prima del documento, in altre viene posto alla fine.
Oltre all’indice dei titoli, possono esservi anche un indice delle illustrazioni oppure delle tabelle e dei grafici presenti nel testo. Occhietto L' »occhietto » è una pagina con un titolo (della serie o della collana) che precede il frontespizio. Nei libri suddivisi in più parti, si possono avere occhietti intermedi.
Alcune case editrici utilizzano degli occhietti finali anche con scopi promozionali (pubblicazioni della stessa collana o libri dello stesso autore). Incipit L’incipit (dal latino, dal verbo incipĕre, « incominciare ») è l’inizio di un libro, formalmente la prima frase, anche se oramai si considera incipit almeno un paragrafo o addirittura la prima pagina.
- E’ la parte del testo che catapulta il lettore nel mezzo della storia, incatenandolo alla trama o, se fallisce nel compito, facendolo scappare a gambe levate.
- E’ dall’incipit infatti che il lettore, pur conoscendo ancora poco dei personaggi e dell’ambientazione, viene catturato e incuriosito a proseguire la lettura.
L’incipit serve a sedurre il lettore, anche se spesso il lettore legge l’incipit dopo essere stato già sedotto dalla copertina e dalle pubblicità nei media. Nonostante questa evidenza, l’incipit rimane la preoccupazione maggiore di tutti gli scribacchini.
- Il Prologo è senz’altro la prima forma riconoscibile e delimitata dell’incipit.
Explicit Al contrario dell’incipit, l’explicit (dal latino explementum, « compimento ») è la chiusura del romanzo, il suo finale. Anche se il lettore che è giunto fin qui è sicuramente soddisfatto dell’opera (altrimenti avrebbe interrotto la lettura), ci sono explicit avventati che rischiano di rovinare il ricordo di tutta l’intera storia.
- Come un centometrista che dopo un percorso eccellente arriva al traguardo zoppicando e scivolando a terra.
- L’explicit più famoso? E vissero felici e contenti.
- Sommario Il sommario, al contrario dell’indice (spesso vengono confusi), è un breve riassunto degli argomenti trattati in un libro e va posto alla fine del libro o del capitolo a cui si riferisce.
Non si limita ad elencare i numeri di pagina, ma riporta in forma sintetica i contenuti discussi. In alcuni saggi, un breve sommario viene riportato direttamente nella quarta di copertina. Sinossi La sinossi (o sinopsi, dal greco « con » e « occhio ») è il riassunto integrale di un’opera letteraria, dove sono elencate tutte le sue parti essenziali avendone una visione d’insieme (tutto sott’occhio, appunto).
E’ lo strumento principale di valutazione delle opere letterarie. Le case editrici per valutare un manoscritto richiedono anche l’invio della sinossi completa e della biografia dell’autore, oltre che una lettera di presentazione. Ma è la sinossi quella ad essere valutata per prima. Un esempio di sinossi è quella parte di trama che viene riportata tipicamente dell’aletta anteriore (o seconda di copertina).
Anche se la sinossi vera e propria deve riportare ogni scena, finale compreso, mentre nella aletta viene solamente citata la parte iniziale della storia, fino al conflitto del protagonista. Dopo l’incipit, la sinossi è un altro incubo degli scribacchini, dato che su quel testo ci si gioca la pubblicazione.
- Quarta di copertina La quarta di copertina ha assunto un ruolo fondamentale per la promozione.
- Spesso viene riportato un testo che in poche righe anticipa la trama e l’argomento del libro, cercando di accalappiare il lettore.
- E’ così importante che gli scribacchini si allenano nella scrittura di quarte (ricordate il mio ?) Del resto, una buona quarta di copertina può sopperire ad un incipit difficile.
Negli ebook non esiste la quarta di copertina come elemento, ma esiste la presentazione dell’opera nella pagina web dell’acquisto, che (anche per i cartacei) riporta quella che sarebbe la quarta di copertina.
Cosa c’è alla fine di un libro?
Postfazione – È facile intuire come la postfazione sia l’esatto contrario della prefazione e venga posta, quindi, a fine libro. È un commento all’opera, scritto dall’autore o dal curatore o dall’editore.
Quante pagine è Una vita come tante?
Dettagli prodotto
Editore | Sellerio Editore Palermo (10 novembre 2016) |
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Lingua | Italiano |
Copertina flessibile | 1094 pagine |
ISBN-10 | 8838935688 |
ISBN-13 | 978-8838935688 |
Cosa parla il libro cambiare l’acqua ai fiori?
Un poliziotto arriva da Marsiglia e porta con sé la richiesta della madre di far riposare le proprie spoglie accanto a quelle di un umo sconosciuto che non è il marito. Questo innesca una sequenza di nuove scoperte ed incontri, in grado di cambiare anche la vita di Violette.
In che anno è ambientato Una vita come tante?
Il piano spazio temporale – La vicenda è ambientata a New York, in un periodo indefinito che può andare dai giorni nostri all’uscita dei primi cellulari, quindi direi fine anni 90. Nell’economia della storia il tempo, però, non ha un’andatura costante, ci sono enormi salti in avanti, flashback di parecchi anni indietro e, nel complesso, non sembra avere un ruolo determinante per puntellare i fatti.
- Dell’incedere del tempo si percepisce solo la sua forza modificante, il suo agire inesorabile sulle vite di questi quattro ragazzi.
- Feste come il capodanno e il giorno del Ringraziamento sono solo momenti schedulati che, pur citati spesso, non aggiungono nulla alla comprensione della storia; il tempo pensato dalla Yanagihara si vive sottopelle, silenzioso e determinato come un fiume che erode e modella le rocce dei suoi argini.
Stesso discorso per la città in cui vivono Jude e gli altri, che è New York, per l’appunto, ma di cui sappiamo poco altro. Quello che ci rimane di lei lo dobbiamo a qualche riferimento geografico che Jude ci regala con le sue passeggiate, eppure, pur restando sullo sfondo, completamente priva di tratti distintivi, la città è comunque presente nei piccoli dettagli delle vite di ognuno dei protagonisti, nel loro modo di vivere gli spazi, le relazioni, la crescita.
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